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ZaffiriaEducare ai media, cittadinanza digitale, creatività e partecipazione esplorate con i media. A Zaffiria proviamo a chiederci come possiamo raggiungere questi obiettivi. Progetti, laboratori, formazione, passeggiate nel web tra vecchi e nuovi media per educare, partecipare, creare, pensare.
Centro pubblico nato a Bellaria Igea Marina grazie ad una fortunata combinazione astrale, Zaffiria lavora dal 1998 con scuole, bambini, enti pubblici. E' una banca dati nazionale nell’ambito della media education, gestisce l’archivio del maestro Alberto Manzi.
A livello nazionale, organizziamo Medi@tando, un convegno che raduna docenti, ricercatori e educatori ai media da tutta Italia. Da Medi@tando, nel 2002 è emersa la Carta di Bellaria che si propone come una prima carta dei valori per chi pratica educazione ai media.
A livello europeo, Zaffiria ha avviato insieme al Clemi (Francia), al CEM e Média Animation (Belgio) e al BFI (Inghilterra) una rete di media educator grazie al progetto europeo Media Educ ora confluito in una Carta Europea per l’educazione ai media. Con il progetto EUROMEDUC è stato possibile organizzare una conferenza europea che si è svolta a Bellaria Igea Marina nel 2009.
Abbiamo lavorato anche con il Corecom Regione Emilia-Romagna, con il Consiglio d'Europa, per alcuni anni (finché è esistita) abbiamo fatto parte del Media Literacy Experts Group della Commissione Europea.
Le nostre parole chiave: intercultura, disabilità, cittadinanza, media education, beni culturali, laboratori, metodo Bruno Munari, Centro Alberto Manzi, medi@tando, materiale didattico (ma guai fare sempre le stesse cose), giocare tra reale e virtuale, sperimentare un po' i linguaggi per vedere cosa ne esce fuori. A scuola come nello spazio pubblico.
Lavoriamo molto, guadagniamo poco ma siamo davvero innamorati del lavoro che facciamo. Carta di Bellariasull’educazione
ai media e alle tecnologie nell’Italia del nuovo millennio
Bellaria,
13 aprile 2002
Art. 1 – Scenario e indirizzo
La realtà sociale e culturale del nuovo millennio, in
continuità con strutture e processi già consolidati durante la seconda metà del
XX secolo, evidenzia il costituirsi di un vero e proprio ambiente mediatico (media
environment). Il
dato dice qualcosa di più della semplice constatazione che i media in quanto
strumenti recitano una parte da protagonisti nelle prassi individuali e
sociali: suggerisce piuttosto l’idea di un sistema sociale di cui i media e le
tecnologie di comunicazione sono parte integrante in modo tale da appartenere
in modo quasi naturale alle attività di comunicazione, scambio, costruzione
della conoscenza che vedono quotidianamente coinvolti i soggetti. Per
questo nuovo modello di realtà sono stati avanzati termini ormai entrati nell’uso:
si parla di cyber society, di società di rete, di società dell’informazione. Le sue
caratteristiche dipendono in larga parte dal dispositivo dei media che
contribuiscono a costruirla: in particolare si pensi ai fenomeni della
spettacolarizzazione diffusa (promossa dal cinema e dalla televisione), della
telerealtà (generata da una televisione che certifica gli accaduti a livello di
visibilità sociale e decreta cosa abbia e non abbia diritto di esistenza),
della planetarizzazione (la rete internet e la televisione satellitare portano,
di fatto, il mondo in ogni casa), della discorsivizzazione (alimentata dalla
carta stampata nella sua attività di costruzione della notizia spesso al di là
del rispetto peri fatti). Tutti
questi temi trovano nella globalizzazione insieme un contenitore e un rinforzo. Un
contenitore perché i media ne sono protagonisti a tutti gli effetti: le reti
telematiche, il satellite a tramissione diretta, le grandi holding della
comunicazione, infatti, sono parte e insieme volàno della progressiva
transnazionalizzazione della produzione e dei consumi. Un rinforzo perché la
globalizzazione alimenta e promuove proprio i processi che i media attivano e
sostengono. Un
simile scenario riconosce sicuramente ai soggetti nuove opportunità: una
maggiore disponibilità dell’informazione, una maggiore possibilità di
comunicazione che abbatte le distanze, la razionalizzazione e la velocizzazione
dei processi di produzione della conoscenza, il superamento delle chiusure
localistiche e la costruzione di una cittadinanza universale. Comporta però
anche la registrazione di una serie di problemi ed attenzioni: il rischio di un
indebolimento della soggettività, il rapporto tra accesso all’informazione e
giustizia (digital divide), il diritto alla verità delle informazioni, la
tutela delle relazioni interpersonali. Sembra
difficile valorizzare queste opportunità e minimizzare l’impatto di questi
problemi senza la costruzione di una cultura che metta al centro delle
attenzioni istituzionali l’educazione come strumento di tutela dei diritti e
costruzione della cittadinanza.
Art.
2 – La Media Education: definizione e principi ispiratori
Interpretando
questo scenario e raccogliendo l’istanza in favore di una nuova centralità
dell’educazione,
in contesto internazionale e in maniera sempre più convincente anche nel nostro
paese la Media Education si è andata proponendo come sensibilità culturale e
ipotesi di intervento adatta alle circostanze. La
Carta di Bellaria, mentre propone alle istituzioni la Media Education come
strategia per gestire al meglio l’educazione alla cittadinanza nella società
dell’informazione, ne sottoscrive e propone una definizione ampia che la intende come «quel
particolare ambito delle scienze dell’educazione e del lavoro educativo che
consiste nel produrre riflessione e strategie operative in ordine ai media
intesi come risorsa integrale per l’intervento formativo». Questa
definizione indica la duplice natura della Media Education, insieme ricerca e
intervento sul campo, propone di tenere in considerazione tutti i media (dai
tradizionali ai new media), fa riferimento genericamente all’intervento formativo
sottintendendo che i suoi spazi non sono solo quelli della scuola, ma anche
della famiglia, del non profit nelle sue diverse forme e dell’impresa. Di questo programma la Carta di Bellaria intende farsi
carico nello spirito della Costituzione italiana (in particolare l’art. 3 e l’art.
34), delle dichiarazioni internazionali sui diritti dell’infanzia, del
programma quadro europeo per la costituzione della “Società dell’informazione”,
della Dichiarazione dell’UNESCO sulla Media Education (1982), della “People’s
Communication Charter” proposta alla Founding Convention del Cultural
Environment Movement (St. Louis, Missouri, 15-17 marzo 1996) e dei grandi
congressi internazionali che dalla fine degli anni ’80 hanno indicato il
cammino al movimento di chi nell’educazione ai media coglie una responsabilità
civica e un’urgenza morale: il Meeting of Research and Media Education di Losanna (1988), il Congresso di
Tolosa (1990) New Directions in Media Education, il Forum dell’UNESCO Les
jeunes les médias demain (Parigi, 1997), il Congresso di Toronto del maggio 2000.
Art. 3 – Obiettivi
La Carta
di Bellaria, nel riferimento alla realtà attuale (art. 1) e coerentemente con i
suoi principi ispiratori (art.2), si propone di promuovere e sostenere la Media
Education come strada maestra per la costruzione della cittadinanza e la
salvaguardia dei valori umani indicandone gli strumenti operativi nell’alfabetizzazione ai
linguaggi mediali, nell’analisi critica dei messaggi e delle strategie
comunicative ad essi sottese, nell’interpretazione attenta dei consumi in
relazione ai contesti sociali e culturali cui i soggetti appartengono, nell’uso
creativo e consapevole delle potenzialità espressive proprie dei diversi media
e dei loro linguaggi. Inoltre,
la Carta di Bellaria intende promuovere il riconoscimento di una identità
culturale e sociale a
tutti i soggetti (media educators) che operano in ambiti educativi utilizzando
come strumento i media o facendo dei media il loro oggetto di intervento e
riflessione. In terzo
luogo, e contestualmente rispetto agli obiettivi precedenti, si propone anche
di favorire la nascita, la crescita e il consolidamento di un movimento
italiano della Media Education, superando la fase della sperimentazione, spesso
intelligente e ricca di spunti educativi ma sporadica e segnata dalla
discontinuità e dalla mancanza d’integrazione degli interventi.
Art.
4 - Proposte
Concretamente,
questa idea della Media Education e questi obiettivi si traducono in alcune
proposte cui la Carta riconosce un ruolo strategico decisivo ai fini di un
adeguato collocamento dell’educazione nella società dell’informazione. Tali
proposte si devono intendere come suggerimento e invito deciso ai soggetti
istituzionali e ai policy makers in generale perché prendano posizione al
riguardo e adeguino le prassi legislative e di intervento in contesto in modo
da fornire una risposta alle proposte stesse. Nello
specifico si suggerisce: -
di accreditare la figura del media educator nella scuola e nell'extrascuola
come profilo professionale nuovo, esperto di educazione e di processi
comunicativi, capace di riflessione, coordinamento e intervento nelle attività
che riguardano l’uso dei media e delle nuove tecnologie. In sostanza si chiede
che si passi dalla registrazione del bisogno sociale di questa figura e dalla
sperimentazione spesso lasciata alla volontà dei singoli o dei gruppi a un
riconoscimento chiaro di identità e spazio operativo; -
che le università si facciano carico della predisposizione di percorsi
formativi specifici
per la preparazione di queste figure (lauree di base e di specializzazione,
master accademici, corsi di alta formazione) attivando anche forme di
collaborazione interateneo per la loro organizzazione; -
che il Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca (MIUR) avvii una
riflessione attenta sugli spazi didattici per la Media Education all'interno
dei curricoli e
sulle azioni necessarie, a livello di formazione iniziale e in servizio, per consentire agli insegnanti di
fare intervento di Media Education nelle loro pratiche didattiche. Si tratta di
una decisione urgente che potrebbe consentire al paese di allinearsi agli
standard europei e nordamericani al riguardo; -
che i ministeri competenti (Affari sociali, Sanità, Pari opportunità) si
facciano carico di valorizzare e promuovere iniziative di educazione ai, con e
attraverso i media intese come risorse attive per il sostegno e recupero
della persona in situazione di malattia o disagio. Le esperienze significative già
esistenti nei diversi ambiti (handicap, istituti di correzione, centri diurni)
incoraggiano a perseguire il compito traducendolo in programmi e istanze di
lavoro; -
che le emittenti e le imprese produttive che operano nel settore dei media si
assumano il compito di funzionare da osservatorio delle esperienze e si
facciano carico della integrazione nei loro organici di figure competenti sul rapporto tra media e processi
formativi. Si tratta di una misura urgente, sia perché la questione
deontologica è sempre più decisiva
nelle comunicazioni di massa, sia perché le fasce deboli costituiscono un
target che non è più possibile non tenere in considerazione tutelandone il
diritto a contenuti adeguati per qualità e rispetto delle età evolutive; -
che le associazioni dei genitori e degli educatori in genere possano
riconoscersi come compito prioritario la predisposizione di strumenti (guide,
tutorial, quaderni operativi) e occasioni formative (scuole genitori, stage,
workshop) atti a sviluppare la media competence delle figure educatrici
accrescendo la loro sensibilità riguardo ai media.
Art.
5 - Azioni
Queste
proposte, nello spirito degli estensori della Carta di Bellaria e di coloro che
l’hanno sottoscritta, si dovranno tradurre in alcune azioni concrete che
operino da catalizzatore per la loro graduale realizzazione. Esse sono: -
la promozione di un collegamento in rete di tutti gli educatori e le realtà che lavorano in ambito
educativo con i media e si riconoscono nel programma enunciato dalla Carta.
Questo collegamento potrebbe guardare idealmente al MED. Associazione
italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione come al proprio collante
associativo nella linea delle grandi associazioni internazionali, prima fra
tutte la Association for Media Literacy (AML) dell’Ontario, Canada; -
la nascita di un Osservatorio Interuniversitario per la Media Education
(OIME) che possa
aggregare le università italiane in cui esistano ricercatori o centri di
ricerca impegnati nella riflessione sulla Media Education e l’Education
Technology per promuovere la ricerca e la formazione riguardo alla educazione e
alla didattica dei media e delle tecnologie; -
la costituzione di un Archivio Nazionale delle Esperienze di Media Education
(ARNEMED) in cui
possano confluire materiali didattici, pacchetti multimediali e altre risorse
didattiche da mettere a disposizione dei docenti e dei ricercatori. Questo
archivio potrebbe trovare collocazione presso il Centro Zaffiria di Bellaria-Igea Marina ed essere
coordinato insieme ad altre realtà sul territorio nazionale; - la
trasformazione della Convention di Bellaria in una Biennale della Media
Education che
funzioni da raccordo e da occasione di condivisione di esperienze per tutti i
media educators italiani.
Art.
6 – Intendimenti
La
Carta di Bellaria vuole essere un documento politico, se per politica si
intende il diritto e il dovere di esercitare la propria cittadinanza. Non vuole
essere un documento politico, invece, se per politica si intende il sostegno e
la promozione di un programma partitico. La
Carta di Bellaria è di tutti coloro che vi si riconoscono. Da questo punto di
vista auspica di diventare piattaforma di dialogo in cui le dialettiche
ideologiche, di appartenenza, di campanile si compongano nel superiore
interesse per l’educazione e i valori dell’uomo. La
Carta di Bellaria riconosce nella diversità un valore e non un ostacolo a patto
che essa accetti di essere sinfonica. Educare
al senso critico e all’autonomia di giudizio è oggi obiettivo di importanza e
portata tali da dover ottenere il consenso di tutti e un concorso cooperante
che lo possa tradurre in pratica. In questo modo la Media Education diviene
anche scuola di legalità, spazio in cui realizzare la giustizia, luogo in cui
esercitare la responsabilità e la solidarietà. |